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mercoledì 31 dicembre 2014


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Fiaba Contro l’influenzabilità Fiore Walnut
La guardiana delle oche (fiaba)
Cera una volta una vecchia regina vedova che aveva una figlia che amava molto e che era stata promessa in sposa  a un principe di un paese lontano…
…Quando si avvicina il tempo delle nozze, la figlia deve partire per il reame straniera e la regina decide di farla accompagnare da una fantesca. Entrambe ricevono dunque un cavallo per il viaggio, e quello della principessa, che si chiama Falada è magico e sa parlare. Al momento di partire, la regina dona alla figlia anche un fazzoletto che ha bagnato con tre gocce del suo sangue, dicendole di conservarlo con cura poiché le sarà molto utile durante il viaggio. Ma ben presto la fantesca si rivela infida e meschina e si rifiuta di servire la principessa, lasciandola fare tuto da se. Ai suoi sospiri, per due volte le gocce di sangue rispondono: “Lo sapesse tua madre,  il suo cuore si spezzerebbe dal gran dolore!”. Purtroppo però la seconda volta  accade anche che la principessa  perda il fazzoletto con le gocce magiche e da quel momento cade sotto il potere della fantesca, diventando totalmente debole e incapace di ribellarsi. La malvagia donna la costringe  a scambiare i loro abiti e i cavalli e le fa giurare di non dire mai ad anima viva  ciò che è successo . Giunte al castello  del principe, la donna  si fa passare per la fidanzata  e chiede al vecchio re, il padre del principe , che ha notato la bellezza e la finezza dell’altra ragazza , di darle un lavoro per tenerla occupata. Il re decide  che la fanciulla potrà aiutare  Corradino, un ragazzo che custodisce  le oche. Ma non basta: la fantesca chiede anche che Falada sia ucciso, poiché il cavallo parlante possa rivelare la verità. La principessa non può fare  nulla per impedire tutto questo, ma chiede almeno allo scorticatore, in cambio di una moneta d’oro, di inchiodare la testa  di Falada  sotto una  grande porta  dalla quale deve passare tutti i giorni per uscire dalla città  e recarsi al lavoro. Così ogni giorno, quando la principessa passa  per di là insieme a Corradino,  parla con la testa del cavallo dicendo:” Oh Falada , appeso lassù!”, e la testa del cavallo risponde. Oh reginella  Che cammini laggiù!, lo sapesse tua madre, il suo cuore si spezzerebbe  al gran dolore!”. Inoltre un giorno, quando i due giungono  nel prato, lei scioglie i capelli  e Corradino meravigliato per la bellezza del loro colore simile a quello dell’oro, vorrebbe toccarli. Allora la principessa recita questa frase:”  Oh vento , assai forte tu devi soffiare, il suo cappello  lontano fai volare, cosicché a lungo lo debba cercare, in modo che io mi possa pettinare, sistemare e agghindare!”. A questa formula , un brusco  colpo di vento cominciò a soffiare , portando via per i campi il berretto di Corradino, per il tempo necessario alla principessa per pettinare i  suoi lunghi capelli  e rifarsi le trecce. Questa situazione si ripete fino a quando il ragazzo si rivolge al vecchio re, dicendogli di non volere più guardare le oche con la fanciulla perché lo fa arrabbiare in continuazione. Gli racconta dunque ciò che succede ogni giorno, a partire  dalla testa di cavallo  che parla , fino ad arrivare  alla frase che la ragazza pronuncia per far soffiare il vento. Il re stesso allora , di nascosto, segue i due il giorno successivo e si rende conto che Corradino ha detto la verità. La sera , fa chiamare  la guardiana delle oche e le chiede la ragione di tutto ciò, ma  lei risponde  che non sa dirlo ,poiché ha giurato di fronte al cielo di non parlarne con nessuno. Il re le suggerisce dunque di confidare  la sua pena  alla stufa che scalda  la sala, e la principessa , rimasta sola , racconta tutta la sua storia . Il vecchio re , uscito dalla stanza per andare a posare l’orecchio all’altro capo del tubo della stufa sente tutto. Ordina dunque che la ragazza sia vestita  come una vera principessa e spiega  la vicenda al figlio, che si innamora subito  della fanciulla . La malvagia  fantesca è condannata a morte e il principe sposa la bella principessa.
Questa fiaba, molto simbolica, ci parla delle liberazione dalle influenze negative che tendono a limitarci e addirittura a farci precipitatore in una situazione nella quale  rischiamo di perdere completamente  la nostra identità (principessa che diventa guardiana delle oche). Tutto comincia però  con la definizione di cosa sia questa identità, simboleggiata dalla regina madre che dona alla figlia stessa, simbolo del proprio amore (tre gocce del suo sangue) e uno strumento magico che la condurrà alla sua meta e che sarà, in effetti, il suo strumento di liberazione (Falada il cavallo che parla):   …entrambe ebbero un cavallo per il viaggio; quello della principessa si chiamava Falada e sapeva parlare. Quando  venne l’ora di accomiatarsi, la vecchia madre andò  nella propria camera, prese un coltellino  e si ferì le dita, per farle sanguinare; poi  vi mise sotto una pezzuola bianca, e vi fece cadere tre gocce di sangue, la diede alla figlia e disse: “Cara bambina, serbale con cura , ne avrai bisogno per via”. Questi due strumenti sono in effetti dei doni magici, dei viatici nei quali la regina è presente con il suo amore e che al tempo  stesso non cessano di ricordare  alla principessa  la sua identità regale. Tale affermazione d’identità è una formula  magica  e il fulcro del suo potere, e in effetti dal momento che  la perde diventa completamente impotente: E, mentre beveva, china sull’acqua, la pezzuola con le tre gocce  le cadde  dal seno e fu portata via dalla corrente, senza che ella, nella sua grande  angoscia, se ne accorgesse. Ma, la fantesca aveva visto tutto  e se ne rallegrò, perché ormai la sposa era in suo potere : aveva perduto  le tre gocce di sangue e ora  era debole e impotente.
Riuscire a ritornare in contatto con la formula  magica  perduta  diventerà più tardi  il solo  fine della principessa, che potrà così connettersi con il proprio filo interiore (conservare l’ultimo resto di Falada per farne un punto di riferimento e così, grazie a esso, ritrovare la propria  formula originaria):    …il fedele Falada  dovette morire . Lo venne a sapere  anche la vera principessa e promise  di nascosto allo scorticatore di dargli una moneta d’oro se le avesse fatto un piccolo servizio:  in città c’era una grande porta buia  attraverso la quale  ella doveva passare ogni mattina  e sera  con le sue oche; lo pregò di inchiodare  sotto quella porta  la testa di Falada, perché potesse vederlo  ancora qualche volta. E, giunta sul prato, si mise a sedere e si sciolse i capelli, che erano d’oro puro. Il gesto regale di pettinare rappresenta, in effetti, la circostanza  in grado di sbloccare la situazione: il giovane  Corradino non è abbastanza  maturo per comprenderla, ma sufficientemente  sorpreso da sentire la necessità  di chiedere il parere del re. E quest’ultimo  saprà scoprire la verità, pur nel rispetto della parola data: “Non posso dirlo a voi, ne a nessun altro: l’ho giurato sotto la volta del cielo, altrimenti avrei perso la vita”. Egli insistette senza darle pace: “Se non volete dir nulla “, disse infine il vecchio re “confidati almeno con la stufa”.” Si lo farò rispose ella: Così si rannicchiò  accanto alla stufa  e liberò il proprio cuore dicendo  com’erano andate le cose e come fosse stata ingannata  dalla perfida fantesca, L’intera fiaba è dunque basata  sull’importanza delle formule magiche( le tre gocce di sangue  sul fazzoletto parlano, il cavallo parla anche da morto, la principessa  parla con il vento), che hanno un senso profondo  per connetterci con la nostra vera identità e ricordarci chi siamo realmente, persino  nei momenti più bui della nostra vita.   in quanto  rappresentano delle modalità

 

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