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Fiaba Contro
l’influenzabilità Fiore Walnut
La guardiana delle oche (fiaba)
Cera una volta una vecchia regina vedova che aveva una
figlia che amava molto e che era stata promessa in sposa a un principe di un paese lontano…
…Quando si avvicina il tempo delle nozze, la figlia deve
partire per il reame straniera e la regina decide di farla accompagnare da una
fantesca. Entrambe ricevono dunque un cavallo per il viaggio, e quello della
principessa, che si chiama Falada è magico e sa parlare. Al momento di partire,
la regina dona alla figlia anche un fazzoletto che ha bagnato con tre gocce del
suo sangue, dicendole di conservarlo con cura poiché le sarà molto utile
durante il viaggio. Ma ben presto la fantesca si rivela infida e meschina e si
rifiuta di servire la principessa, lasciandola fare tuto da se. Ai suoi
sospiri, per
due volte le gocce di sangue rispondono: “Lo sapesse tua madre, il suo cuore si spezzerebbe dal gran dolore!”.
Purtroppo però la seconda volta accade
anche che la principessa perda il
fazzoletto con le gocce magiche e da quel momento cade sotto il potere della
fantesca, diventando totalmente debole e incapace di ribellarsi. La malvagia
donna la costringe a scambiare i loro
abiti e i cavalli e le fa giurare di non dire mai ad anima viva ciò che è successo . Giunte al castello del principe, la donna si fa passare per la fidanzata e chiede al vecchio re, il padre del principe
, che ha notato la bellezza e la finezza dell’altra ragazza , di darle un
lavoro per tenerla occupata. Il re decide
che la fanciulla potrà aiutare
Corradino, un ragazzo che custodisce
le oche. Ma non basta: la fantesca chiede anche che Falada sia ucciso,
poiché il cavallo parlante possa rivelare la verità. La principessa non può
fare nulla per impedire tutto questo, ma
chiede almeno allo scorticatore, in cambio di una moneta d’oro, di inchiodare
la testa di Falada sotto una
grande porta dalla quale deve
passare tutti i giorni per uscire dalla città
e recarsi al lavoro. Così ogni giorno, quando la principessa passa per di là insieme a Corradino, parla con la testa del cavallo dicendo:” Oh
Falada , appeso lassù!”, e la testa del cavallo risponde. Oh reginella Che cammini laggiù!, lo sapesse tua madre, il
suo cuore si spezzerebbe al gran
dolore!”. Inoltre un giorno, quando i due giungono nel prato, lei scioglie i capelli e Corradino meravigliato per la bellezza del
loro colore simile a quello dell’oro, vorrebbe toccarli. Allora la principessa
recita questa frase:” Oh vento , assai
forte tu devi soffiare, il suo cappello
lontano fai volare, cosicché a lungo lo debba cercare, in modo che io mi
possa pettinare, sistemare e agghindare!”. A questa formula , un brusco colpo di vento cominciò a soffiare , portando
via per i campi il berretto di Corradino, per il tempo necessario alla
principessa per pettinare i suoi lunghi
capelli e rifarsi le trecce. Questa
situazione si ripete fino a quando il ragazzo si rivolge al vecchio re,
dicendogli di non volere più guardare le oche con la fanciulla perché lo fa
arrabbiare in continuazione. Gli racconta dunque ciò che succede ogni giorno, a
partire dalla testa di cavallo che parla , fino ad arrivare alla frase che la ragazza pronuncia per far
soffiare il vento. Il re stesso allora , di nascosto, segue i due il giorno
successivo e si rende conto che Corradino ha detto la verità. La sera , fa
chiamare la guardiana delle oche e le
chiede la ragione di tutto ciò, ma lei
risponde che non sa dirlo ,poiché ha
giurato di fronte al cielo di non parlarne con nessuno. Il re le suggerisce
dunque di confidare la sua pena alla stufa che scalda la sala, e la principessa , rimasta sola ,
racconta tutta la sua storia . Il vecchio re , uscito dalla stanza per andare a
posare l’orecchio all’altro capo del tubo della stufa sente tutto. Ordina
dunque che la ragazza sia vestita come
una vera principessa e spiega la vicenda
al figlio, che si innamora subito della
fanciulla . La malvagia fantesca è
condannata a morte e il principe sposa la bella principessa.
Questa fiaba, molto simbolica, ci parla delle
liberazione dalle influenze negative che tendono a limitarci e addirittura a
farci precipitatore in una situazione nella quale rischiamo di perdere completamente la nostra identità (principessa che diventa
guardiana delle oche). Tutto comincia però
con la definizione di cosa sia questa identità, simboleggiata dalla
regina madre che dona alla figlia stessa, simbolo del proprio amore (tre gocce
del suo sangue) e uno strumento magico che la condurrà alla sua meta e che
sarà, in effetti, il suo strumento di liberazione (Falada il cavallo che parla):
…entrambe ebbero un cavallo per il
viaggio; quello della principessa si chiamava Falada e sapeva parlare.
Quando venne l’ora di accomiatarsi, la
vecchia madre andò nella propria camera,
prese un coltellino e si ferì le dita,
per farle sanguinare; poi vi mise sotto
una pezzuola bianca, e vi fece cadere tre gocce di sangue, la diede alla figlia
e disse: “Cara bambina, serbale con cura , ne avrai bisogno per via”. Questi
due strumenti sono in effetti dei doni magici, dei viatici nei quali la regina
è presente con il suo amore e che al tempo
stesso non cessano di ricordare
alla principessa la sua identità
regale. Tale affermazione d’identità è una formula magica
e il fulcro del suo potere, e in effetti dal momento che la perde diventa completamente impotente: E,
mentre beveva, china sull’acqua, la pezzuola con le tre gocce le cadde
dal seno e fu portata via dalla corrente, senza che ella, nella sua
grande angoscia, se ne accorgesse. Ma,
la fantesca aveva visto tutto e se ne
rallegrò, perché ormai la sposa era in suo potere : aveva perduto le tre gocce di sangue e ora era debole e impotente.
Riuscire a ritornare in contatto con la formula magica
perduta diventerà più tardi il solo
fine della principessa, che potrà così connettersi con il proprio filo
interiore (conservare l’ultimo resto di Falada per farne un punto di
riferimento e così, grazie a esso, ritrovare la propria formula originaria): …il fedele Falada dovette morire . Lo venne a sapere anche la vera principessa e promise di nascosto allo scorticatore di dargli una
moneta d’oro se le avesse fatto un piccolo servizio: in città c’era una grande porta buia attraverso la quale ella doveva passare ogni mattina e sera
con le sue oche; lo pregò di inchiodare
sotto quella porta la testa di
Falada, perché potesse vederlo ancora
qualche volta. E, giunta sul prato, si mise a sedere e si sciolse i capelli,
che erano d’oro puro. Il gesto regale di pettinare rappresenta, in effetti, la
circostanza in grado di sbloccare la
situazione: il giovane Corradino non è
abbastanza maturo per comprenderla, ma
sufficientemente sorpreso da sentire la
necessità di chiedere il parere del re.
E quest’ultimo saprà scoprire la verità,
pur nel rispetto della parola data: “Non posso dirlo a voi, ne a nessun altro:
l’ho giurato sotto la volta del cielo, altrimenti avrei perso la vita”. Egli
insistette senza darle pace: “Se non volete dir nulla “, disse infine il
vecchio re “confidati almeno con la stufa”.” Si lo farò rispose ella: Così si
rannicchiò accanto alla stufa e liberò il proprio cuore dicendo com’erano andate le cose e come fosse stata
ingannata dalla perfida fantesca,
L’intera fiaba è dunque basata
sull’importanza delle formule magiche( le tre gocce di sangue sul fazzoletto parlano, il cavallo parla
anche da morto, la principessa parla con
il vento), che hanno un senso profondo
per connetterci con la nostra vera identità e ricordarci chi siamo
realmente, persino nei momenti più bui
della nostra vita. in quanto
rappresentano delle modalità
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